La condivisione: quanto è difficile trasmetterla ai bambini! O forse, invece, basterebbe lasciarli fare, senza obbligarli o incentivarli, senza sforzare i loro spontanei equilibri nei giochi? È sempre giusto spronarli a condividere con gli altri le proprie cose? È sempre giusto volere a tutti i costi che giochino insieme agli altri bambini?
Con un quasi quattrenne in casa, mi pongo spesso queste domande, perché è all'ordine del giorno il contatto con i suoi coetanei e, quindi, la riflessione su cosa voler trasmettere a mio figlio circa il condividere le sue cose, i suoi giochi, anche i suoi spazi.
Guardandolo stare insieme agli amichetti, mi sono fatta l'idea che forse l'osservarlo da una certa distanza e il lasciarlo gestirsi le relazioni sia l'atteggiamento migliore e più costruttivo dei continui <Giocate insieme!> e <Lascialo un po' anche a lui/lei!>.
BabyD, nel momento in cui altri bimbi arrivano a casa nostra, inizia a mostrare tutti i suoi giochi: peluches, macchinine, libri, ogni piccola scatola, anche non utilizzata di sovente quando è da solo, diventa oggetto da far vedere agli amichetti. Come trofei. Segue una fase di osservazione di cosa gli altri fanno con le sue cose. Solitamente non mostra particolare nervosismo se gli altri bimbi iniziano a giocare, ma se c'è qualcuno che mostra "troppo" interesse per un gioco, magari il suo preferito, allora viene da me, mi dice che quella è una cosa sua, come a ricordarmelo, nel caso l'ospite avesse anche solo l'idea di portarselo via e io non fossi pronta a intervenire. La mia rassicurazione gli basta. Al diretto interessato è però difficile che dica qualcosa, che reclami a gran voce la sua proprietà. Proprio qualche giorno fa, sono stati a casa nostra tre bimbi, che BabyD non conosceva nemmeno tanto, se non dai miei racconti quando l'ho informato che avremmo avuto visite. Lui era dai nonni e quando è arrivato a casa, loro tre stavano già giocando. Io mi chiedevo come avrebbe reagito vedendo i "suoi" giochi sparsi per la sala e usati da altre manine. Non ha fatto nemmeno una smorfia, era più interessato ad avere dei compagni di gioco che non di questionare sulla condivisione dei suoi pupazzetti. Lo confesso: sono rimasta stupita. Sinceramente a me trovare degli estranei, pur invitati, toccare le mie cose, cambiarne l'ordine, avrebbe dato fastidio. Riprendo sempre mio marito quando non rimette nel "mio" posto giusto una cosa. I bimbi invece sanno guardare oltre molto spesso.
Guardandolo stare insieme agli amichetti, mi sono fatta l'idea che forse l'osservarlo da una certa distanza e il lasciarlo gestirsi le relazioni sia l'atteggiamento migliore e più costruttivo dei continui <Giocate insieme!> e <Lascialo un po' anche a lui/lei!>.
BabyD, nel momento in cui altri bimbi arrivano a casa nostra, inizia a mostrare tutti i suoi giochi: peluches, macchinine, libri, ogni piccola scatola, anche non utilizzata di sovente quando è da solo, diventa oggetto da far vedere agli amichetti. Come trofei. Segue una fase di osservazione di cosa gli altri fanno con le sue cose. Solitamente non mostra particolare nervosismo se gli altri bimbi iniziano a giocare, ma se c'è qualcuno che mostra "troppo" interesse per un gioco, magari il suo preferito, allora viene da me, mi dice che quella è una cosa sua, come a ricordarmelo, nel caso l'ospite avesse anche solo l'idea di portarselo via e io non fossi pronta a intervenire. La mia rassicurazione gli basta. Al diretto interessato è però difficile che dica qualcosa, che reclami a gran voce la sua proprietà. Proprio qualche giorno fa, sono stati a casa nostra tre bimbi, che BabyD non conosceva nemmeno tanto, se non dai miei racconti quando l'ho informato che avremmo avuto visite. Lui era dai nonni e quando è arrivato a casa, loro tre stavano già giocando. Io mi chiedevo come avrebbe reagito vedendo i "suoi" giochi sparsi per la sala e usati da altre manine. Non ha fatto nemmeno una smorfia, era più interessato ad avere dei compagni di gioco che non di questionare sulla condivisione dei suoi pupazzetti. Lo confesso: sono rimasta stupita. Sinceramente a me trovare degli estranei, pur invitati, toccare le mie cose, cambiarne l'ordine, avrebbe dato fastidio. Riprendo sempre mio marito quando non rimette nel "mio" posto giusto una cosa. I bimbi invece sanno guardare oltre molto spesso.
Il concetto di proprietà lo ha più forte quando è da solo, quando arriva un gioco nuovo e vuole assicurarsi che sia suo veramente. Allora lì la frase <Ma qui c'è scritto Danilo?> per ogni parola presente sul gioco è usuale. Ed è pure giusto! Parallelamente alla condivisione, ritengo sia costruttivo trasmettere anche il valore dell'attenzione e della cura per le proprie cose. Così via di etichette, avanzate da quelle per il kit scolastico, per dare la proprietà al nuovo carrello degli attrezzi :-)
Diversa è la situazione se siamo noi ad essere ospiti in casa di altri bimbi. Lì la competizione aumenta. Il gioco nuovo ha un'attrattiva maggiore. E qualche scaramuccia in più succede. Anche in questo caso generalmente non prevalgono le urla, ma le lacrime sì. Se sta giocando con qualcosa e arriva vicino a lui un altro bimbo o se vorrebbe un gioco che in quel momento è in mano di un amichetto, non dice nulla, semplicemente si alza e se ne va, abbandona il gioco o ci rinuncia, piuttosto di condividerlo. E arriva da me triste, sconsolato, in lacrime per dirmi che vuole assolutamente quel gioco, tutto per sè.
Mi sono fatta l'idea che per lui, quindi, non è tanto il concetto di proprietà che lo mette in crisi (in effetti non lo sento quasi mai dire la tipica espressione <è mio!>), quanto quello proprio di condivisione, di avere qualcosa e utilizzarlo insieme ad altri e non in alternativa.
Forse perché non ha fratelli o cuginetti con cui passa la giornata e tutti questi mesi senza asilo gli hanno fatto dimenticare le attività fatte in gruppo.
Cosa dire allora ad un bimbo così? E'giusto che continui a ripetergli che con un gioco ci si può divertire in due? Che non deve piangere se un altro bambino si avvicina al gioco che sta usando lui? Che si può trovare un modo diverso di divertirsi anche se la macchinina è una sola?
L'ho fatto, più volte, ma senza risultato.
In questi casi la comunicazione non-verbale credo valga mille parole.
Così sono convinta che l'esempio che respira, che vive in casa sia l'unico modo per fargli capire pian piano che condividere non è motivo di lacrime, ma una delle tante belle possibilità di stare con gli altri. Che non si perde quello che si condivide, anzi. Che si può far felice un amico concedendogli di utilizzare qualcosa di nostro, cosi come siamo felici noi quando ci viene concessa la stessa cosa.
Senza ricatti, senza fargli credere che se non condivide tutto nessuno vorrà giocare con lui in futuro, senza riprenderlo nel momento in cui si impone per tenere per sé un gioco, senza volerlo per forza incasellare nelle regole sociali per noi scontate che al parco si va in altalena un pò per uno, che a palla si gioca anche con gli altri bambini.
Senza intervenire sempre per voler cambiare il suo modo di relazionarsi con gli altri (a meno che il comportamento infantile non porti a mancare di rispetto al prossimo).
Sono fiduciosa che la condivisione arriverà. E quando sarà vissuta, spontanea, sarà sicuramente più bella.
Per etichettare i giochi di BabyD abbiamo utilizzato le etichette Petit-Fernand, giovane e-commerce parigino per creare etichette adesive per il materiale scolastico, etichette termoadesive e adesive per indumenti, nonché personalizzare lunch box e borracce termiche. Mi sono divertita a scegliere font, colore ed illustrazione per il kit per il cucciolo di casa...che non poteva che essere rappresentato da un piccolo koala! Tra l'altro, sul sito di Petit-Fernand vi segnalo una sezione dedicata alle attività per bambini, con tutorial per creazioni fai-da-te, ricette, disegni da stampare e colorare...tanti spunti per giocare insieme ai nostri bimbi!
Senza ricatti, senza fargli credere che se non condivide tutto nessuno vorrà giocare con lui in futuro, senza riprenderlo nel momento in cui si impone per tenere per sé un gioco, senza volerlo per forza incasellare nelle regole sociali per noi scontate che al parco si va in altalena un pò per uno, che a palla si gioca anche con gli altri bambini.
Senza intervenire sempre per voler cambiare il suo modo di relazionarsi con gli altri (a meno che il comportamento infantile non porti a mancare di rispetto al prossimo).
Sono fiduciosa che la condivisione arriverà. E quando sarà vissuta, spontanea, sarà sicuramente più bella.
Per etichettare i giochi di BabyD abbiamo utilizzato le etichette Petit-Fernand, giovane e-commerce parigino per creare etichette adesive per il materiale scolastico, etichette termoadesive e adesive per indumenti, nonché personalizzare lunch box e borracce termiche. Mi sono divertita a scegliere font, colore ed illustrazione per il kit per il cucciolo di casa...che non poteva che essere rappresentato da un piccolo koala! Tra l'altro, sul sito di Petit-Fernand vi segnalo una sezione dedicata alle attività per bambini, con tutorial per creazioni fai-da-te, ricette, disegni da stampare e colorare...tanti spunti per giocare insieme ai nostri bimbi!
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