<<La fatina della nanna è una fatina piccola piccola, vestita di azzurro, con un cappello a punta blu e un mantello lungo lungo blu con le stelline bianche, le scarpe rosse e un paio di piccole ali trasparenti, che fremono veloci veloci, come un battito di ciglia.
Abita su una nuvola rosa, su, nel cielo, e ogni sera e ogni mattina scende sulla terra e visita ogni casa in cui un bimbo si appresta a fare la nanna o si è appena svegliato.
E lo fa perché ha un compito ben preciso. Un compito importantissimo. Lei custodisce il ciuccio di ogni bimbo dal momento in cui lui si sveglia fino a quando va di nuovo a dormire.
Li conserva ognuno in una scatoletta col tappo colorato, ben chiusa e sigillata, col nome del bimbo scritto a chiare lettere, perché ogni ciuccio appartiene a un bimbo e a quello soltanto.
La fatina ha grande cura di ogni ciuccio che le viene affidato perchè sa quanto è importante per il bimbo a cui appartiene.
Dispone ordinatamente tutte le scatoline sulle mensole che abbelliscono il muro della sua casetta rotonda rosa e azzurra, ognuna sempre nello stesso posto, ogni mattina, per non rischiare di confondersi. Poi si siede al centro, su uno sgabellino rosa a cuoricini rossi e inizia a cantare ai ciucci dolci melodie, a raccontare loro dei bimbi che li stanno aspettando. Di Cesare che ormai va all'asilo "dei grandi", di Anita che è coccolata dalla nonna, di Greta che sta facendo un disegno bellissimo, di Filippo che ha imparato a camminare...e di Danilo che mangia come un lupetto e gioca con la palla insieme ai suoi amichetti del nido.
I ciucci sono così felici di sentire le storie dei loro 'padroncini' che non si sentono per nulla abbandonati...anzi sono felici di averli accompagnati a diventare così grandi da sapersi separare da loro durante il giorno!
E i bimbi sono tranquilli nell'affidare l'amato ciuccio alla fatina della nanna, sapendo che lei ne ha gran cura.
E non c'è nulla di più divertente che chiamare la fatina prima di coricarsi: "Fatina...fatina!" dicono saltellando per la casa, con il nasino all'insù, aspettando che la fatina, pronta come sempre, lanci loro il ciuccio, per coricarsi poi beati.
E la mattina, prima di correre chi all'asilo, chi dai nonni, chi ad accompagnare mamma o papà negli impegni quotidiani, chi a guardare il cartone preferito a leggere il libro del cuore o a disegnare, ecco di nuovo la vocina squillante dopo il riposo, che chiama la fatina per la consegna: "Fatina...fatina!"...e le manine lanciano verso il cielo l'amato ciuccio.
La fatina, veloce come un fulmine, vola rapida e lo acchiappa...e si allontana scuotendo le sue piccole ali e lasciando cadere col battito la sua polvere di stelle, che crea una pioggerella luminosa sulle teste ricciute dei piccoli cuccioli.
Loro ridono felici sbattendo gli occhietti mezzi addormentati ma già vispi...e corrono via, salutando con la manina.
Fino a sera il loro ciuccio è al sicuro e possono giocare tranquilli e sereni.>>
Ogni mattina e ogni sera anche BabyD chiama la fatina per affidarle o chiederle il suo ciuccio, anzi a volte i suoi due ciucci, perché qui uno va succhiato e l'altro tenuto stretto in mano, per addormentarsi sereni.
<Atia!Atia! Ci sei? Ciucciooooo!> dice, saltellando. E io mi diverto a nascondermi dietro la porta o il divano e a lanciargli di soppiatto il ciuccio. E per lo stupore del ciuccio che arriva dal cielo, lui ride come un matto, e io con lui.
La storia è nata così, una storia come tante inventata prima della nanna, osservando quella bella calamita che vedete nella foto all'inizio del post, gadget di una campagna alimentare promossa al lavoro. E senza che me ne accorgessi ha creato un rituale che sta facendo sì che, senza sforzi e senza traumi, il cucciolo inizi a staccarsi dall'uso del ciuccio. Con gradualità e tranquillità, un po' come è successo col pannolino.
Qualche giorno capita che la fatina sia chiamata più spesso, anche per il riposino del pomeriggio o per trovare consolazione se c'è la febbre o il mal di pancino.
Qualche volta, a contrario, gli occhietti si chiudono da soli e per quella notte la fatina continua a conservare i ciuccio nella scatoletta colorata.
L'amore per il ciuccio qui è nato tardi. Per i primi mesi non l'ho nemmeno proposto al piccolino per favorire l'avvio dell'allattamento. Poi per diversi mesi ha preferito succhiarsi il pollice. Poi un giorno il papà gli ha messo il ciuccio in bocca...ed è nato un amore!
Io non ero molto convinta di questa cosa. Mi pareva semplicemente un surrogato, una consolazione fittizia.
Però devo dire che col tempo ne ho apprezzato l'utilizzo. Quando sei in macchina e strilla come un'aquila, il ciuccio diventa l'unica ancora di salvezza e calma per un viaggio sopportabile per entrambi. Quando è notte fonda e lui si sveglia piangendo e sai che la tua sveglia suonerà tra poche e mettertelo accanto nel lettone non basta (soprattutto da quando non cerca più il seno), il ciuccio diventa l'unico strumento per tranquilizzarlo e dormire!
Però ecco, cosciente delle modifiche nello sviluppo del palato che il ciuccio può causare, soprattutto se usato assiduamente dopo i due anni, e data la persistenza con cui ultimamente BabyD lo sta cercando e usando, l'idea di limitare l'uso per la nanna credo sarebbe un'ottima cosa.
Non si sta rivelando semplice, a dire il vero, ma la storia della fatina è un bel gioco che facciamo insieme e ci fa tanto ridere. E in più lo tranquillizza e non gli sta facendo vivere il distacco come una forzatura. E se sono ancora molte le volte in cui mi chiama a gran voce per aiutarlo a trovare la "Atia...Atia...ciuccio!", come per ogni cosa cercheremo di fare tutto a piccoli passi.
Se qualche mamma vuole usare l'aiuto della fatina, la nostra storiella è qui anche per voi :-)
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